Scusi, le piace Brahms? – Mìlena Jesenska

– Scusi, le piace Brahms, signora Jesenská? oppure posso chiamarla Milena, anzi Mìlena, con quel forte accento cattivo sulla “i”, come scriveva Kafka? in fondo tutti la conoscono come Mìlena, il coltello con cui Kafka frugava dentro se stesso…
–  Mi chiami come vuole, qui non importa, e poi, non lo sa?, alla fine sono stata solo un numero, per quasi cinque anni sono stata solo un numero, in quel campo di concentramento, a Ravensbrück…
– Sì, lo so… arrestata nel 1939 dalla Gestapo per aver aiutato i profughi a salvarsi passando il confine e per i suoi articoli profetici – quelli sì autentiche coltellate – sull’ascesa del partito nazista, sul patto di Monaco e su quello che sarebbe stato il destino della sua terra.
– Sono sempre stata convinta che la politica nella vita umana sia altrettanto importante quanto l’amore… per me lo è stata … forse anche di più…
– Strano davvero… essere ricordata come la donna amata da un’anima tormentata che di se soleva dire che la malattia polmonare era nient’altro che lo straripare della malattia mentale, forse l’unica donna che abbia suscitato in lui un sentimento così intenso da fargli scrivere “tu mi appartieni anche se non dovessi vederti mai più” o  “ o tu sei mia e tutto va bene, o invece ti perdo e allora non c’è niente…niente di niente…” che, invece, ha sacrificato la vita alle proprie convinzioni politiche…
– Aveva cominciato a chiedermi di Brahms, credevo volesse farmi parlare di musica ed ora, mi pare, le interessino di più le mie opinioni sull’amore…
– Kafka ha scritto di lei che era “un fuoco vivo” come non ne aveva visti mai…e chi l’ha conosciuta ha detto che per lei l’amore era “un che di chiaro, di ovvio”…a chi, se non a lei, potrei chiedere di parlare dell’amore?…a chi se non alla donna che ha incontrato un paio di volte o poco più un grande uomo come Kafka e lo ha travolto con la sua forza, la sua energia, la sua vitalità.
– Io l’amore non l’ho mai conosciuto, neanche quello di Frank…amore fatto di lettere, lettere fatte di parole d’amore, amore scritto, dichiarato, maledetto e cercato, o meglio evocato, ma mai vissuto, Frank non poteva amarmi – e non perché io a quel tempo ero sposata – ma perché lui non era adatto a vivere, Frank era vulnerato dalla vita, i suoi libri erano feroci e dolenti come il mondo che visse con cruda visione e a cui non resse, quel mondo che gli diede un’angoscia mortale…
– Magari potrebbe parlarmi di questo amore ideale, di questo amore impossibile, dirmi cosa fosse per lei quest’amore…le sue lettere, lo sa, sono andate perdute, noi non sappiamo cosa lei scrivesse a Kafka…per me sarebbe davvero una grande occasione…lei è una giornalista, Milena, chi meglio di lei può capirmi?… insomma, Milena, cos’è per lei l’amore?
– Amore è stare fermi.
– Nel senso di non muoversi?
– Ha mai pensato che l’essenza della paura sta nell’impedire ad una persona di stare ferma?
– Vuole dire fuggire?
– È difficile stare fermi quando qualcosa accade. Me lo ha insegnato mio padre quando, durante uno scontro tra studenti cechi ed austriaci, la polizia sparò sulla folla uccidendo un giovane e mio padre restò lì da solo accanto al giovane ucciso. Lo vidi fermo davanti ai poliziotti armati che poco prima, con un gesto quasi naturale, avevano ucciso quel ragazzo… amore è stare fermi, guardare dritto in faccia ciò che ci accade, rimanere in quel punto di incrocio, di contraddizione tra la nostra individualità, la nostra solitudine e l’altro…
– Allora voleva dire questo quando ha scritto “La più grave malattia dell’uomo europeo è la facilità con cui si ritrae, non offre alcuna resistenza, si arrende, si uniforma, perché bisogna pur vivere!”… parlava dell’assenza d’amore!”
– Quando tutto attorno sta crollando, quando “la vita non vive”, quando milioni di profughi vagano da una frontiera all’altra senza pace, quando non sai se un mattino il tuo paese, la tua religione, le tue idee sono state infilate nella categoria sbagliata e ti accampi nella terra di nessuno e nessuno ti vuole perché sei della categoria sbagliata, allora devi rimanere ed io sono rimasta, non sono andata via e ho continuato ad aiutare le categorie sbagliate… amore è stare fermi, coraggio di stare fermi…-
– Milena, lei ha scritto che la gente vive la vita come viene e che alla sua epoca mancava il coraggio di assumersi le responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni: è amore pure quello?
– C’è una certa somiglianza coi vostri tempi in questo, l’assuefazione al peggio subentra senza accorgersene e, come negli anni che ho vissuto, anche voi vi state abituando al peggio, state lentamente soccombendo a quello che comincia a sembrarvi quasi ineluttabile e che, per questo, un giorno, finirete col giustificare…
Essere ferma, restare salda sulle gambe, e con la sola presenza essere una forza potente per difendere tutto ciò in cui si crede: lei, Milena, parlava d’amore, anche in questo caso, allora?
– Una volta intervistai un contadino della mia terra, come lei sta facendo con me, la Germania nazista aveva già cominciato ad invadere l’Europa ed io gli chiesi se non avesse paura…sa cosa mi rispose?… mi disse:” In fondo un uomo muore una volta sola, e se anticipa la sua morte, vorrà dire che sarà morto più a lungo”… mi piacque la sua riposta a tal punto che pensai: quanto uccide la paura? quanto più a lungo sei morto se non hai il coraggio di stare fermo e, con tutto l’amore che senti, di guardare in faccia il tuo tempo e dire a voce alta, con voce ferma, che non ti piace, che ti sta uccidendo, inesorabilmente? L’amore è stare fermi…
– “tu possiedi il coraggio di questo sguardo e sopratutto la forza di guardare più avanti, oltre questo sguardo…” 
– lei vuole commuovermi leggendo a voce alta le sue parole…
– “…il tuo coraggio è un avanzare…come sei entrata rombante in questa lettera… non posso tenere in camera un uragano… la donna che amo è una colonna di fuoco…”
–  L’amore è stare fermi, rimanere, restare…io sono rimasta ed ho vissuto fino in fondo l’orrore del mio tempo…
– L’amore è stare fermi ma è tanto altro, a quanto pare: dalle sue parole, Milena, esce fuori che l’amore è verità…
– Sì… forse, … ma solo come lo intendeva Frank: una volta mi scrisse che era difficile dire la verità, “perché ne esiste bensì una sola, ma è viva e possiede pertanto un volto vivo e mutevole”…se lo intende così, allora sì, l’amore è verità… ma, per me,  l’amore è, soprattutto,  spezzare le regole, romperle, infrangerle, annientarle… anzi di più: rifiuto di riconoscerle …  l’amore è anomia…
– Già è quello che faceva nel campo: la sua amica Margarete racconta che lei era una protesta continua contro il regime del campo….
– …cinquemila donne in 16 baracche alla fine della guerra diventarono 25 mila ammassate in 32 baracche. Eravamo tutte diverse: prigioniere politiche, ebree, zingare, donne arrestate per la loro religione, donne ritenute asociali, le zingare tra queste, e, per questo, sterminate. Alle regole del campo prima o poi ti adatti perché altrimenti non sopravvivi ad una follia del genere…io resistevo, ogni giorno, contro ogni regola, rifiutavo regole senza senso imposte solo per mortificarti, farti dimenticare la tua storia, la tua vita, te stessa e convincerti che ormai eri solo un numero. Un numero non ha fame, non ha sete, non ha sonno, non ha freddo, non ha caldo, non piange, non ride, non si ammala, non ama, non muore…-
– L’anomia dell’amore…cioè l’amore è irregolare …
– L’amore era la mia rivoluzione: dovevo amare per resistere, amare le altre prigioniere, conoscere le loro vite, condividere il loro dolore, aiutarle. Margarete diceva:” Ma che senso ha parlare di giorni, quando il tempo non si divide più in ore e minuti, ma è scandito dai battiti del cuore?”…io dovevo contare il tempo con il mio cuore, fare in modo che continuasse a battere, ad emozionarsi contro le regole e le assurde gerarchie del campo, contro gli inverni gelati e le ossa tremanti, contro l’orrore e lo schianto, e la paura, la paura di tutto, persino di se stessi, la paura di scoprirsi capaci di commettere qualunque atrocità pur di scampare ancora un giorno, un altro giorno ancora, lì dove il tempo non sembra avere mai fine…
– Ho capito l’amore non ammette impossibilità…
– “Non ti dico niente, ma ti metto a sedere sulla sedia a sdraio, adesso dunque ti metto a sedere sulla sedia a sdraio e non so come abbracciare la felicità con parole, occhi, mani e col povero cuore, la felicità che tu sei qui e appartieni anche a me. E dire che in fondo io non amo te ma piuttosto la mia esistenza donatami da te…
…noi nell’affollamento di questo mondo, soltanto noi. Tutto il resto mi è estraneo.
– O il mondo è piccolissimo o noi siamo giganteschi, in ogni caso lo empiamo completamente.
– ”Ora perdo anche il nome, è diventato sempre più breve e ora suona Tuo”… e già… l’onnipotenza dell’amore…Milena, lei che è una giornalista, ritiene che cominciare col chiedere di Brahms sia corretto? Milena, a lei, piace Brahms?