“Attitude(s) and current research in Italy”, geografia dell’arte contemporanea alla Libreria Prampolini

L’antica libreria Romeo Prampolini è stata la cornice dell’evento organizzato venerdì 5 giugno per la presentazione del libro “Attitude(s) and Current Research in Italy”, il primo volume di una collana dedicata alla scena artistica italiana contemporanea e prima pubblicazione della piattaforma di ricerca T-A-X-I. Tra gli alti scaffali in stile liberty, antichi quanto la libreria, e l’odore di libri centenari che viene voglia di sfogliarli per ore, è stato spiegato l’iter creativo che ha dato la luce alla prima stampa di questa neo casa editrice torinese. Ed è stato offerto pure dell’ottimo vino.

 

 

“Far partire il tour di presentazione dalla libreria Prampolini di Catania non è stata una scelta casuale” – mi spiega Renato Leotta, curatore del libro insieme ad Elisa Troiano e Alexandro Tripodi, davanti la storica insegna in legno che si affaccia sulla via Vittorio Emanuele – “è la libreria più antica della città, ed è stata anche una casa editrice. Volevamo far venire la gente qui perché molti sanno dov’è ma non sono mai entrati”

Come avete selezionato gli artisti e gli studiosi che hanno contribuito alle varie sezioni del libro?
“Abbiamo fatto una selezione il più possibile multidisciplinare, per cui abbiamo scelto delle persone che in quel momento stavano creando dei progetti, abbiamo seguito il lavoro dei singoli. Il libro inizia con Antonella Camarda, ricercatore dell’Università di Fassari che lavora soprattutto sull’architettura con temi legati anche al terrirorio, e si chiude con Simone Bertuzzi che è un produttore di musica e fa ricerche antropologiche in Africa, per cui il criterio seguito è stato quello di cercare di essere più trasversali possibile. Sono tutte persone che stavano facendo un lavoro di un certo tipo molto mirato, e in qualche modo hanno tutte a che fare con l’editoria.”

Attitude(s) and current research in Italy

Nell’introduzione del libro si legge che il Paesaggio è un po’ il filo conduttore che permette di analizzare gli aspetti critici della società. Puoi spiegare il motivo?
“Molti autori hanno iniziato a scrivere prendendo in considerazione cose come la fotografia di Ghirri che è molto legata al paesaggio, per cui sono elementi riconoscibili di italianità nell’arte. Ghirri ne è un esponente, con il suo fotoviaggio in Italia, come anche Celati che scriveva e raccontava di paesaggi in maniera molto più aperta di una lettura di quello che è solo la natura, ha analizzato il modo in cui l’uomo si rapporta col paesaggio. In questo libro si parla soprattutto di paesaggio e quindi anche di cinema.”

Secondo te ci sono degli aspetti che emergono da tutti questi lavori, grazie ai quali si possono evidenziare punti focali dell’arte contemporanea italiana che si distaccano dal Novecento e che appartengono tipicamente agli anni Duemila?
“In realtà mi pare che ci sia un po’ l’azzeramento di quella spinta all’accelerazione, ai nuovi codici e alla tendenza continentale. Chi lavora in Italia ha ora un atteggiamento un po’ più attento, un po’ più intimo e quindi tutto sommato sembra un po’ frenare l’approccio post-internet e legato alle tecnologie avanzate. Hanno un maggiore peso il rinnovamento degli antichi valori o gli aspetti legati a tradizioni manuali. L’attenzione per il paesaggio è anche un modo di riappropriarsi di un contesto che è più vicino all’uomo rispetto alla realtà digitale.”

Quindi c’è un nuovo interesse per la tradizione?
“Sì, è venuta fuori una roba del genere. Non è passatista ma per assurdo risulta un fatto inedito, perché se la tendenza è quella di un accelerazione universale, globale, chi invece si ferma un attimo piuttosto che sembrare anomalo sembra quasi trasgressivo.”

E che fine ha fatto quell’angoscia, quell’ansia, quell’impossibilità di comunicare molto presente nel postmodernismo di fine 900? C’è ancora o siamo più ottimisti?
“Ci sono ancora gli strascichi di un filone di critica sociale, ma non ci vedo angoscia. Ci vedo molta propensione all’esperienza.”

Meglio così.
“Sì assolutamente, anzi visto che parlavi di postmodernismo ti dirò che da diversi anni è stato messo in crisi da un nuovo realismo che si ricollega a quello che è successo nel Novecento.”

Un neo neo realismo, quindi.
“Già, una cosa del genere.”

Paesaggio

Seduta sulla poltrona di velluto damascato della sala di lettura, mi sono immersa in questo libro ed ho scoperto che è un interessante viaggio attraverso l’Italia, attraverso “la diversità e l’irriducibilità del suo paesaggio”, appunto, “una pluralità di orizzonti visivi con tutto ciò che in essi affiora, si muove ed interagisce”.

È una raccolta di testi d’autore commissionati tra il 2012 ed il 2014 a curatori, ricercatori ed artisti. Comprende contributi critici di Antonella Camarda, Barbara Casavecchia, Caterina Riva, Daniela Bigi, Davide Daninos, Eva Fabbris, Francesca Boenzi, Gianluigi Ricuperati, Luca Lo Pinto, Marianna Vecellio, Michele D’Aurizio e Simone Bertuzzi, che attraverso il cinema, la musica, la fotografia, la pittura creano spazi di discussione e di confronto con un passato recente capace di leggere ed interpretare la realtà con un respiro internazionale.

È difficile capire il presente, l’arte viene spesso capita e contestualizzata a posteriori. Per questo motivo “Attitude(s) and current research in Italy” risulta un ottimo strumento per scandagliare l’anima del nostro paese. È una guida, uno sguardo trasversale su un preciso momento artistico, quello attuale, in un determinato confine geografico, l’Italia. E la scelta del titolo in inglese, come anche quella di scriverlo in due lingue (la seconda sezione del volume è la traduzione della prima) è dovuta alla volontà di diffondere e far conoscere la nostra geografia artistica all’estero. Quell’estero in cui, come si legge nel libro, basta scorgere sugli scaffali delle librerie il titolo “Art in the Age of Berlusconi” per storcere il naso.

La nostra prima intervista a Renato Leotta »