MARCO OSIO: IL RAGAZZO DI ANCONA

Raccontano che Marco Osio, alle soglie dei 50 anni, frequenti ancora l’incantevole spiaggia anconetana di Portonovo. Tra una giocata a carte con vecchi amici e una nuotata nell’Adriatico riaffiorano i ricordi di una splendida carriera col vecchio Parma: promozione in A, la coppa Italia contro la Juve e la coppa delle coppe ’92/93 vinta a Londra ( a Wembley! ) contro l’Anversa. In fondo al cuore c’è anche l’Empoli…

Nato ad Ancona, classe ’66, precoce talento di una delle tante cucciolate del vivaio torinista di sua eccellenza Sergio Vatta: da quì parte la sua storia fino al trasferimento all’Empoli neopromosso in A nel 1986.

Il 1986 era stato un anno terribile per il calcio italiano. A distanza di soli 6 anni un nuovo scandalo legato a partite truccate e totonero sconvolse classifiche e campionati: Lazio ( tanto per cambiare… ) e Udinese penalizzate di -9 punti;  Vicenza e Triestina estromesse dalla serie A. Proprio questa doppia estromissione spalancò le porte della massima serie all’Empoli.

La squadra della città dei gelati industriali con in bacheca nella sua storia solo un paio di tornei di serie cadetta e con lo stadio “Castellani” non ancora pronto per la A, si apprestava a esordire, in fretta e furia, nel “campionato più bello del mondo” coi vari Maradona, Platini, Baresi, Rummenigge, Bertoni, Antognoni, Altobelli, Vialli, Cerezo…

L’unico straniero acquistato dai toscani è il biondo riccioluto svedese Johnny Ekström, nazionale e bomber del Goteborg. Lo scandinavo accetta la chiamata di quella “squadretta” pur di giocare in Italia. Per il resto il general manager bianco-azzurro Silvano Bini conferma tutta la rosa della “promozione” incluso il tecnico pugliese Gaetano Salvemini, il cui tratto distintivo è un…naso “dantesco” che fa pendant col fiuto calcistico. Gli unici arrivi italiani sono Marco Osio e Ciccio Baiano, punte giovani e scalpitanti.

C’è poco tempo e la A ’86/87 è alle porte.
Il calendario è implacabile: si parte domenica 14 settembre ’86, Empoli-Inter sul neutro di Firenze. Battesimo di fuoco. Sulla panchina nerazzurra siede, all’esordio, Giovanni Trapattoni. Approdato alla corte di Ernesto Pellegrini dopo un decennale di successi juventini, al “Trap” i tifosi interisti chiedono di vincere tutto. E subito.

Il “Comunale” di Firenze è gremito da 45.000 curiosi. Il sole è prettamente estivo. L’Inter scende così in campo: Zenga; Bergomi; G.Baresi; Piraccini; R. Ferri; Passarella; Fanna; Tardelli; Altobelli; Matteoli; Rummenigge. Tre campioni del mondo ’82 + un paio di assi internazionali da paura.

L’Empoli risponde con questo undici: Drago; Vertova; Gelain; Della Scala; Picano; Salvadori; Osio; Urbano; Della Monica; Casaroli; Zennaro. Solo 4 vantano una qualche esperienza in A, tutti gli altri sono esordienti assoluti. L’attacco è leggero come una barchetta di carta: Ekström non può giocare. Dirige il signor Pairetto di Torino.

Per una buona mezz’ora il biscione fa la partita con una flemma preoccupante. Al 18° Tardelli coglie il palo. Poco dopo Rummenigge chiede un rigore. Il portiere caltagironese Giulio Drago è un gatto incantesimato e i nerazzurri non passano. È in agguato il contropiede empolese. Corre il 37°: Andrea Salvadori pesca a sinistra Zennaro. L’ala veneta è una scheggia e giunto nei pressi dell’area mette sul secondo palo dove Osio, di testa, infila Zenga. 1-0! Il primo, storico, gol in A dell’Empoli! E la prima, incredibile, vittoria dato che l’Inter si spegne e nella ripresa e gli azzurri sfiorano addirittura il raddoppio.

La favola del “ragazzo di Ancona”, che sfoggia un enorme ciuffone in testa, ha un inatteso lieto fine all’ultima giornata. Il suo secondo centro stagionale serve per espugnare Como e scavalcare il Brescia al fotofinish: le rondinelle, piegate a Torino da una Juve crudele, lasciano la A col pianto a dirotto di Claudio Branco.