Langeweile

Il calcio è un gioco semplice: ventidue uomini rincorrono un pallone per novanta minuti, e alla fine vincono i tedeschi (Gary Lineker)

Nel 1986 Argentina-Germania elesse i sudamericani campioni del mondo e Maradona Dio del calcio. Fu una partita spettacolare: con tanti gol e giocate, con una rimonta clamorosa quasi sfiorata dai tedeschi e poi il gol di Burruchaga, anche se tutti ricordano più il passaggio di Diego, che quel pallone gliel’ha tirato addosso – dicono. Una delle finali più belle di sempre, che vedeva di fronte due squadre fortissime. O meglio: una squadra fortissima – la Germania – e una buona squadra con in più il giocatore più forte del mondo.

Quattro anni più tardi si incontrano ancora in finale, le premesse e i protagonisti sono gli stessi, ma il risultato è diverso. Stavolta sono i tedeschi ad essere campioni del mondo. La partita è meno spettacolare, ma comunque bella, perché combattuta, tesa e che regala uno dei momenti di più grande pathos della storia del calcio. Finisce 1-0 ed è decisa da un calcio di rigore, che gli argentini contesteranno sempre, nei minuti finali.
Andreas Brehme è il terzino più forte dell’epoca, specialista dei calci piazzati, il suo piede sinistro difficilmente fallisce. Quando posiziona la palla sul dischetto e prende la rincorsa, lo stadio e gli spettatori di tutto il mondo rimangono increduli: Brehme, il cecchino mancino, tira il rigore più importante di tutta la sua carriera con il destro! Racconterà poi lui stesso che fu il padre, anch’egli ex calciatore, ad allenarlo a tirare con il destro, perché ai fuoriclasse assoluti un piede solo può bastare, ma ad un giocatore normale servono tutt’e due i piedi. Il rigore è impeccabile, la Germania campione, Brehme un eroe un po’ folle.

Nel 2014 gli interpreti sono cambiati, ma il copione è sempre lo stesso: la Germania è ancora la squadra più forte, e l’Argentina una buona squadra che schiera però il giocatore migliore del mondo. A questo si aggiunge la suggestiva ipotesi che l’albiceleste possa trionfare in casa degli storici rivali del Brasile.

Il primo tempo è divertente, anche se le occasioni nascono a causa di errori difensivi, più che per belle giocate o azioni bene orchestrate, e non si concretizzano perché gli attaccanti sono ancora più scarsi dei difensori. Insomma la partita è noiosa, il livello scadente, Messi non emoziona praticamente mai, si limita a vomitare in campo, e la Germania non è più la macchina perfetta vista in semifinale.
A deciderla è un bambolotto appena uscito dall’estetista, con le sopracciglia rifatte, che a fine partita mostra l’emozione di uno che ha vinto due euro al gratta e vinci e si posiziona al centro del campo con lo sguardo rivolto verso l’alto per farsi inquadrare da tutte le angolazioni possibile e farsi sparare addosso migliaia di flash, così magari si abbronza e si risparmia una lampada. Il giocatore più forte del mondo tira la punizione più brutta del mondo, e nell’indifferenza generale i tedeschi sono campioni del mondo.

Sia ben chiaro: sono i più forti e se lo sono meritato.

Ah, Klose, il calciatore ad aver segnato di più nella storia dei mondiali e della Germania, è polacco. La presidentessa Rousseff che consegna schifata la coppa a quelli che hanno umiliato i suoi, Messi che si becca l’ennesimo immeritatissimo premio e la Merkel, che esulta in pieno stile Murnau.

È stato un mondiale bellissimo, almeno fino a quando hanno giocato Cile, Colombia e Costa Rica.

 

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