Il 21 giugno di ogni anno, oltre ad essere il giorno del solstizio d’estate, si celebra la Festa della Musica europea, evento che ha l’intento di promuovere la musica con una serie di concerti gratuiti e svolti all’aperto per iniziare a godere del clima estivo.
A Catania Rocket from the Kitchen e Ostello degli Elefanti hanno organizzato il concerto di Babalot e Claudio Palumbo presso la sala comune dell’ostello. Il concerto era trasmesso in diretta da Radio Matria Arci Catania.
L’orario dell’inizio dell’evento era fissato per le 10 di mattina, io arrivo correndo alle 10.15 ma per fortuna ancora non era arrivato nessun artista, questo mi ha permesso di riprendermi dalla corsa e di godermi la vista della via Etna dai balconi dell’ostello, popolata principalmente da turisti la domenica mattina. L’attesa inizia a farsi lunga, per fortuna verso le 11 arriva Sebastiano, in arte babalot (nemico dichiarato delle lettere maiuscole). Dopo aver parlato con l’organizzatore vengo a sapere che i concerti non sarebbero iniziati prima delle 12.30 e se pur sconfortato dalla notizia colgo l’occasione per scambiare due chiacchiere con babalot sulla meravigliosa terrazza che si affaccia su Piazza Università.
babalot è un progetto musicale attivo fin del 1998, anni in cui di certo non andava forte il cantautorato folk, ad oggi ha pubblicato quattro album intervallati da molte self-release, demo e regali per i fan. Sicuramente è una band che ha influenzato ed è stata presente nel panorama indipendente italiano, ma per scelta artistica non ha mai voluto ammiccare al grande pubblico che richiede di impegnarsi non solo nella musica, che invece è l’elemento centrale per babalot. Negli anni seguenti quando iniziavano a spopolare in Italia cantautori come Dente, Le luci della centrale elettrica, Brunori SAS e altri, babalot concludeva un ciclo della sua carriera musicale con l’album “un segno di vita“, non potendo godere della nuova epoca d’oro della sua scena musicale, lui ci scherza sù dicendo “è come se ho aperto la porta e detto agli altri, prego entrate!“.
A dicembre 2014 è uscito il quarto album del cantautore romano dal titolo “Domi o mordi“, per Aiula Dischi e diNotte Records. Il disco nasce dall’esigenza di tornare a registrare un album e di farlo secondo le regole della discografia e del giornalismo musicale che in passato non hanno saputo comprendere e sostenere nel giusto modo la tremenda sincerità e spontaneità musicale dei precedenti album di babalot come “un segno di vita” del 2005 e (il mio preferito) “non sei più” del 2011, bacchettandoli di eccessiva amatorialità. Ma il progetto babalot è questo, è una sfilata di tutti i generi musicali che ha come attrazione principale i testi e la voce di Sebastiano, malinconico, cinico e a volte romantico.
Risolti alcuni problemi tecnici, alle 13 sale sul “palco” Sebastiano, che inizia il soundcheck con il brano Riccardo, che si trasforma nella prima canzone del concerto. La scaletta è lunga e comprende sopratutto brani dei primi due album, che per sua ammissione, saranno rivisitati per l’occasione, dovendoli presentare da solo senza band. “Saranno dei sample” dice scherzando al pubblico, che composto da una ventina di persone segue incuriosito il concerto.
Il concerto fila via liscio, tante canzoni si risolvono velocemente in strofa e ritornello, altri vengono riscoperti da Sebastiano al momento del primo accordo, altri vengono quasi interrotti dalla babalottina (sua figlia) che gioca e si agita davanti a lui.
Non è stato di certo un concerto standard, piuttosto una presentazione di babalot nella sua forma più vera, un assaggio che un ascoltatore non annoiato dalla vita deve prendere da spunto per scoprire tutte le storie e i momenti di vita raccontati nei quattro album del cantautore.
ps. Onore a Claudio Palumbo, fan di babalot come me. Ma il suo concerto è iniziato troppo tardi e il pranzo domenicale mi aspettava. Mi riservo di andare al suo prossimo concerto dato che il suo album d’esordio, “Tutti ci scoglionammo a stento“, mi affascina molto.
foto: Andrea Rotili
copertina: rockit.it