La storia di Antonio Stelitano è forse la storia più curiosa che il calcio italiano nell’epoca della globalizzazione poteva raccontare.
Gran parte di questa storia affonda le sue radici nella terra d’origine di questo terzino classe ’87 , la Sicilia, terra di passaggio di popoli e ambita per la sua centralità strategica nel mar Mediterraneo, dai tempi della Magna Grecia sino al Risorgimento.
Antonio viene da Messina, città che fu trampolino per quei soldati di ventura e cavalieri senza feudo che nel Medioevo partivano dallo Stretto per cercare fortuna dall’altra parte del mare, verso quella Gerusalemme città di speranze cristiane e terrene.
Anche il cammino calcistico di Antonio porta il difensore ex Igea Virtus e Giarre a cercare sulle sponde di un altro mare, quello dei Caraibi, la fortuna e la gloria lontano dai confini del calcio provinciale nostrano.
Di messinesi che hanno scelto di fare un lungo percorso sportivo nella storia recente ce ne sono stati diversi; uno di questi di nome Vincenzo ha scelto la bicicletta per superare lo Stretto ottenendo gloria per le strade di tutto il mondo, di cognome fa Nibali ed è detto Lo Squalo. L’altro invece all’asfalto e ai pedali preferisci motori e sterrato, ha vinto come nessuno su due ruote da cross; Tony Cairoli un nome che nel motociclismo è leggenda.
Stesso DNA cittadino, stessa voglia di andare oltre i confini dello stretto alla ricerca di nuove opportunità. Antonio Stelitano in un periodo in cui svincolato cercava ingaggi tra serie B e C trova l’offerta che non ti aspetti, l’Atletico Union Aroyo Seco, club argentino di terza divisione che scommette sul difensore di fascia peloritano che prende il volo per Rosario.
Esperienza breve ma utile, quella argentina non sarà la sola volta che Antonio Stelitano da Messina andrà oltre confine, oltre ogni aspettativa possa un giocatore professionista pianificare nel corso della sua carriera.
Dopo un breve passaggio nella nostra serie D, tornano le sirene estere, stavolta accompagnate da un vento che porta verso est, Romania, altro percorso poco battuto dai calciatori italiani, salvo qualche caso recente come Felice Piccolo e Roberto De Zerbi, passati dal Cluj.
Finita l’avventura al Turnu Severin ecco che passa per Antonio il treno della serie A italiana; infatti il Parma di Ghirardi, quello dei duecento e passa tesserati e del clamoroso fallimento che ha distrutto una della pagine più belle degli ultimi 25 anni di calcio italiano, tessera pure Stelitano, con lo scopo di girarlo in prestito verso altri club all’estero o nelle serie minori, secondo un piano societario curioso e gravemente infruttuoso, messo in piedi da Pietro Leonardi.
Prima di indossare in gare ufficiali la maglia dei ducali, il Moca, corazzata del campionato di serie A dominicana propone al neo difensore del Parma di giocare il campionato di Clausura con la compagine ritenuta la più forte della nazione caraibica. Stelitano fa le valigie e parte per il centro America.
Dopo anni di categorie inferiori, seppur in un campionato minore, Stelitano giunge in una realtà ambiziosa che punta alla vittoria del campionato e all’accesso alla Champions League della CONCACAF, la federazione centro nord americana.
Con dieci presenze in campionato Stelitano e il Moca raggiungono l’obiettivo conquistando la vittoria finale; finisce qui la storia del terzino dello stretto nel piccolo paradiso caraibico, con un leggero rammarico visto che tornando al Parma Antonio non partecipò alla massima coppa per club continentale, occasione per mettersi in vetrina di fronte ai club messicani, costaricani e statunitensi.
Richiamato a Collecchio per un breve passaggio, sarà la terza divisione spagnola lo step successivo della carriera di questo globetrotter del pallone vero e proprio esempio dei tempi in cui il calcio più di ogni altra cosa sfrutta le potenzialità della globalizzazione.
Dopo l’ultima esperienza in Romania nel Balotesti, squadra allenata da Giovanni Pisano prolifico bomber di cadetteria degli anni 90, Stelitano è a caccia di nuove scommesse e forse della sua definitiva consacrazione, dopo tanto peregrinare per il mondo. Guidato da curiosità e istinto che lo hanno spinto a conoscere luoghi del calcio ignorati, la storia di Stelitano racconta uno degli aspetti più affascinanti del gioco del calcio ossia la possibilità di vivere un contesto culturale diverso dal nostro attraverso il mezzo sportivo. Spinto sicuramente pure dalla necessità, date le grosse difficoltà dei club di Lega Pro, Stelitano è diventato un apripista di un nuovo modo di vivere il calcio e di un nuovo modo per riuscire a realizzare il sogno di costruire una carriera da professionista anche dove nella tua Terra mancano le opportunità.
Prossimo ai 28 anni, età della piena maturità calcistica, le rotte del calciomercato estivo sembrano spingere sempre più il difensore messinese verso mete casalinghe, grazie anche all’ottima vetrina che la sua esperienza internazionale gli ha fornito in questi anni.
Ciò non esclude che perché no, nella carriera piena di viaggi e kilometri attorno al mondo non ci sia spazio per un’altra cartolina, scritta in spagnolo, francese, inglese, russo o giapponese, l’importante che il protagonista assoluto sia uno solo, il pallone.