La band.
Il quartetto perugino arriva al terzo album cavalcando l’onda del successo di Hýbris (pronunciato “Iubris”) del 2013 che li ha portati in giro in tutta Italia con un tour con ben 104 date e un grandissimo successo di pubblico. I Fast animals and slow kids (da ora FASK) puntano molto sul rapporto con il pubblico, lo si deduce dai lunghissimi tour e dalla messa in free download del secondo album, mosse che hanno permesso larghissima diffusione della loro musica con il risultato di molte date sold out, pur trattandosi di una band che non ha mai utilizzato i canali di promozione convenzionali come radio o tv.
Il disco.
In Alaska (Woodworm) le tracce sono 10 e scorrono veloci e urlate in meno di 40 minuti. La prima traccia “Overture” è la tipica traccia da fine album, sia per il testo, per gli archi e i cori. Invece è la porta ingresso perfetta per entrare in Alaska e iniziare il viaggio nel vortice d’emozioni che riesce a suscitare l’ascolto attento dei brani. Brani come “Come reagire al presente”, “Te lo prometto”, “Grand Final” sono dei veri e propri inni, proclami e celebrazioni di gioia di suonare e di condividere la vita con gli amici, senza mai prendersi troppo sul serio, anzi avendo persino paura di diventare “idoli” da seguire – “Odio suonare”.
“Alaska è l’ultimo ed esaustivo passo armonico prima di buttare via tutto e riniziare dalle basi, ripartire con qualche anno in più ed una certezza che ora come ora non c’è.” Queste parole, presenti alla fine della descrizione dell’album, fanno capire bene le intenzione della band. Alaska è la tappa finale di un viaggio tra amici, che ora giunti ai confini della terra si vogliono guardare indietro e capire cosa hanno vissuto e cosa sono diventati.