No one like us
Londra, capitale della terra natia del football, la città che vanta il maggior numero di squadre di prestigio al mondo, città portuale. Nella Isle of Dogs, sulle opposte sponde del Tamigi, sorgono i due cantieri navali più grandi e importanti della città: il J.T. Morton e il Thames Ironworks.
Gli operai e il proprietario del primo cantiere sono di origine scozzese, sono soprannominati Dockers – i docks sono i pontili sui quali lavorano – e nel 1885 fondano il Millwall, i cui colori sociali non a caso sono il bianco e il blu in onore della Croce di Sant’Andrea della bandiera scozzese.Gli operai e il filantropo proprietario del secondo fondano dieci anni più tardi il West Ham, sul cui stemma campeggiano due torri che rievocano il Boylen Castle, e due martelli che rimandano all’origine operaia di questa società.
La rivalità è grande sin dagli albori, ma nel maggio 1926 diventa enorme.
Viene indetto uno sciopero generale, gli operai del Thames Ironworks incrociano le braccia, quelli del J.T. Morton continuano a lavorare. Lo scontro è feroce, i Dockers sono accusati di essere dei crumiri e quando gli operai dei due cantieri si incontrano è inevitabile la rissa, che in un attimo passa dalle strade allo stadio e viceversa. Nel corso del tempo la rivalità cresce e negli anni ’70/’80 raggiunge il suo vertice, le due tifoserie si organizzano, dando vita ad un vero e proprio fenomeno sociale che coinvolge tifo, abbigliamento, violenza, politica e musica. È come se fosse un mondo a parte, violento ma leale, con le sue regole e la sua etica, che tutti rispettano e la borghesia non riesce a comprendere.
I Bushwackers, sono i tifosi del Millwall, sono criticati da tutti per la loro violenza, per il loro fanatismo, ma loro non si fermano e cantano a squarciagola No One Likes Us, We Don’t Care. I loro rivali sono i ragazzi della Inter City Firm che vanno in giro per gli stadi inglesi a seminare il panico, lasciando dopo il loro passaggio distruzione e dei distinti biglietti da visita con scritto Contratulation, You Have Just Met The I.C.F. (West Ham United).
Allo stadio e per le strade cantano I’m Forever Blowing Bubbles, scritta da John Kellette nel 1918 per il musical di Broadway The Passing Show. La canzone venne scelta anche per la pubblicità di un celebre sapone dell’epoca che recava sul manifesto l’immagine di un bambino che soffiava alle bolle generate dal sapone. Il bimbo della pubblicità somigliava incredibilmente al giovane Billy Murray, che giocava proprio nel West Ham e che venne soprannominato Billy Bubbles. Il suo allenatore, Charlie Paynter la cantava per incitarlo, così la canzone entrò nello spogliatoio della squadra per poi arrivare sugli spalti.
L’unico caso in cui l’inno veniva cantato prima dai giocatori che dai tifosi.
I’m Forver Blowing Bubbles è diventata negli anni più di una canzone da stadio, è diventata più di un inno calcistico, è diventato un inno generazionale, un inno nel quale si identifica un’intera classe antiborghese, violenta ma eticamente integerrima, fatta da gente che sta a guardare le bolle che volano in alto, raggiungono il cielo e poi svaniscono, come i sogni, come la fortuna che si nasconde da qualche parte, ma loro stanno sempre a gonfiare bolle, bubbole in the air.