Rio Grande, 1 gennaio 1935 – Rio Grande, 16 aprile 2011
Sidney Colônia Cunha, più noto come Cinesinho per i suoi tratti somatici tipici orientali, era un centrocampista brasiliano ex bandiera del Palmeiras, che fu acquistato dall’Inter nel 1962 e subito girato in prestito al Modena. Nell’estate del 1963, il dottor Giuffrida – il dirigente tuttofare del Catania – chiese ad Angelo Moratti di averlo in rossazzurro, in cambio del grande Horst Szymaniak e di un conguaglio economico.
Molti furono gli scettici all’arrivo del “Cina”: era piccoletto, soffriva le marcature strette ed aveva un carattere introverso. Eppure, sotto la cura di mister Carmelo Di Bella fece faville. Divenne il motore pulsante del centrocampo: nonostante il fisico minuto riusciva a liberarsi degli avversari e servire palloni su palloni per gli attaccanti di turno, da Fanello a Facchin, da Rozzoni a Calvanese.
La prima stagione in rossazzurro fu più che positiva: 30 presenze e 3 reti in campionato, tutte contro le romane (gol spettacolare in casa con la Lazio, con tiro ad effetto direttamente dalla bandierina del corner, e doppietta all’Olimpico contro la Roma).
I giallorossi furono la preda preferita di Cinesinho: il Catania, infatti, a giugno partecipò alla Coppa delle Alpi e Cina fu decisivo soprattutto nella sfida contro la Roma (4-2, con sua tripletta). I rossazzurri arrivarono alla finale di Berna, persa 2-0 contro il Genoa di Meroni e Placeri.
La stagione successiva fu l’apoteosi: il Catania era una macchina da gol: 13 Facchin e 12 Danova, grazie alla regia del prodigioso Sidney, che serviva palloni su palloni. Le sue 29 presenze furono condite da 1 rete (sempre alla Roma).
Arrivò il momento di dire addio alla Sicilia: Heriberto Herrera lo volle alla Juventus per sostituire un “certo” Omar Sivori che non voleva saperne di sacrificarsi nel “movimiento” predicato dal tecnico paraguayano. Cina s’inquadrò alla perfezione, lui instancabile faticatore del centrocampo divenne il perno del gioco bianconero e protagonista indiscusso del titolo vinto dalla Juventus in rimonta sull’Inter nella stagione 1966-67.
Dopo tre stagioni in bianconero, la società decise di puntare su Haller e quindi Cina venne ceduto al Vicenza, dove per quattro anni fece da mattatore, portando sempre i biancorossi alla conquista della salvezza. Tentò successivamente la carriera da tecnico, senza troppa fortuna: subentrò a Scopigno nel Vicenza (anno 1975-76), poi Foggia e Forlì senza riuscire a sfondare.
Rientrato in Brasile, morì il 16 aprile 2011, dopo una lunga lotta contro l’Alzheimer.