Santo Stino di Livenza (VE), 10 settembre 1941
Rino Rado è il più longevo portiere nella storia del Catania, secondo nella classifica dei calciatori più presenti in maglia rossazzurra solo a Damiano Morra. Rino giunse ai piedi dell’Etna nel novembre del 1966, nell’ambito di uno scambio di portieri che aveva condotto a Bologna Beppe Vavassori.
Il guardiapali liventino aveva iniziato la carriera al Portogruaro per giungere poi a Bologna nel 1960-61. Qui disputò diverse stagioni da “secondo”, giocando sporadicamente. Ciò non gli impedì di raggiungere addirittura la maglia azzurra della nazionale under 21 nel 1963: 4 furono le sue presenze.
Giunto dunque a Catania per disputare il campionato di serie B 1966-67, gli toccò in sorte di rimpiazzare un’icona nazionale come Vavassori (che al Bologna riuscì poi per almeno un altro quinquennio a rimanere ai vertici del calcio di serie A). I dati di almanacco recitavano per Rado: 1 metro e 73 appena di altezza per 70 chilogrammi di peso; stato civile: sposato.
Il suo esordio rossazzurro cadde il 20 novembre 1966, Messina-Catania 0-0, 11^ giornata. Da quel momento, il secondo portiere Luigi Criscuolo non vide più i pali fino a fine anno. Con 28 presenze e 19 reti subite, Rado mise subito in evidenza l’implacabile impermeabilità difensiva con la forza dei numeri, pur in quel non eccelso Catania post-retrocessione in B.
Divenuto titolare fisso, saltò un unico incontro l’anno successivo, serie B 1967-68. Durante il lunghissimo torneo cadetto (40 giornate), il Catania allenato da Luigi Valsecchi scrisse una pagina oggi dimenticata della sua storia: un’irripetibile serie di 5 successi consecutivi, giornalisticamente nota come “Un bellissimo dicembre”: Padova (1-0), Novara (0-1), Reggina (1-4), Modena (2-0) e Messina (0-2), tutte disputate nel dicembre 1967, le ultime due addirittura il 24 e il 31!
La crisi tecnico-societaria che attanagliò il Calcio Catania nella seconda metà degli anni ‘60, relegò la squadra nell’anonimato del centro classifica: il 15° posto della stagione di B ‘68-69 mise in evidenza l’attacco anemico (appena 19 reti), contrapposto all’invalicabile linea Maginot difensiva con Rado tornato a livelli super (37 presenze e sole 26 reti subite), grazie ai colleghi di reparto Buzzacchera, Strucchi, Cherubini, Vaiani e Limena. Era il credo tecnico del nuovo allenatore Egizio Rubino, singolare figura di timoniere metà siracusano metà egiziano, che basava i suoi successi su interminabili collane di risultati utili con la porta inviolata. La stagione, avara di soddisfazioni, si concluse con un acuto che vide Rado protagonista in prima persona: l’1 giugno 1969 i rossazzurri, di scena a Reggio Calabria contro una Reggina lanciata verso la serie A, vinsero uno a zero grazie ad una rete di Angelo Volpato. Rado parò un calcio di rigore a Franco Causio, allora idolo amaranto e futuro “barone”. La partita ebbe poi un’inevitabile coda violenta, data l’alta posta in palio per i reggini.
Appena un anno più tardi, il 14 giugno 1970, il Catania festeggiò nello stesso stadio la promozione in massima serie nel turno conclusivo. Angelo Massimino, da poco subentrato alla presidenza del sodalizio etneo dopo l’epopea di Ignazio Marcoccio, aveva completato l’organico innestando la punta Aquilino Bonfanti. La retroguardia catanese, con appena 19 reti subite, risultò, unitamente a quella del Monza, la migliore della B ‘69/70. Rino Rado potè così consegnare alla storia rossazzurra un altro eccezionale record: la difesa etnea, ex-aequo con quella dell’Inter, fu la seconda migliore d’Italia, alle spalle dell’irraggiungibile Cagliari-scudetto di Albertosi ( 11 reti appena subìte dal club sardo ). Da notare però che gli etnei disputarono 8 gare in più degli interisti!
Breve fu l’avventura dell’Elefante nella massima serie ‘70/71: i 39 palloni incassati dalla terza linea catanese non costituirono comunque record negativo. Rado giocò 28 match lasciando gli altri due a Luciano Visintini, fedele secondo portiere. La stagione venne funestata dalla tragica morte di Luciano Limena.
Con l’immediato ritorno in cadetteria, il numero uno veneto tornò padrone dei pali e i numeri lo testimoniavano: 37 presenze con appena 25 gol al passivo nel campionato di serie B ‘71/72, campionato caratterizzato dalle molteplici squalifiche di campo.
Riapparsa ciclicamente la crisi societaria nel corso del campionato di serie B ‘72/73, Massimino uscì di scena per lasciare la presidenza a Salvatore Coco. Con Carmelo Di Bella ben saldo sulla panchina, il Catania tentò l’assalto alla massima serie ancora una volta facendo perno sulla solidità difensiva e su Rino Rado. Il quale si superò e con le appena 18 reti al passivo in 34 presenze risultò ancora una volta il secondo miglior portiere d’Italia, stavolta alle spalle del laziale Felice Pulici ( -16 per il portiere capitolino ). I rossazzurri interruppero bruscamente il sogno promozione a 3 giornate dalla conclusione perdendo ad Arezzo 1-0, battuti da una rete di Ciccio Graziani. Nonostante ciò, Rado godeva di una diffusa popolarità tra i tifosi, tanto che un sondaggio promosso da Ok Catania, free-press dell’epoca distribuito allo stadio, lo elesse miglior rossazzurro di stagione davanti a Romano Fogli e Fulvio Francesconi.
Dopo 7 stagioni alle falde dell’Etna, giunse il momento dei saluti: Rino Rado, nell’estate del 1973, unitamente a Francesconi e Paolo Montanari, venne ceduto alla Reggiana in cambio di Benincasa e Spagnolo che approdarono in rossazzurro.
Finita la sua epoca, fiorirono tra i tifosi aneddoti e leggende: come quella che Rado avesse un segreto tallone d’Achille derivante da una fantomatica miopia oculare che gli impediva di parare i tiri scoccati da lontano.
In seguito, l’estremo difensore liventino tornò nei natii lidi chiudendo la carriera alla Clodiense, ormai sulla soglia dei 35 anni, nel 1976.
Rino Rado ha vestito per 7 stagioni la maglia rossazzurra, totalizzando 240 presenze in campionato con 180 reti subìte. Una rete incassata ogni due ore di gioco.