Nicolò Nicolosi

Lercara Friddi, 9 agosto 1912 – Catania, 3 maggio 1986

«In attacco non muove foglia che Cocò non voglia». Chissà quante volte i tifosi rossazzurri avranno esclamato questa frase!

Nicolò Nicolosi – più noto col vezzeggiativo Cocò, palermitano di Lercara Friddi ma cresciuto in Libia – era un attaccante mancino (principalmente ala sinistra) dotato di velocità e di abilità nel dribbling; si dice corresse i 100 metri in 11 secondi netti. Esordì in Serie A nel 1930-31 con la maglia della Lazio, segnando anche due reti nelle uniche due apparizioni.

Nell’estate del 1932 il Duca di Misterbianco, presidente della società rossazzurra, determinato a puntare alla promozione in Serie B, decise di affidare la squadra al tecnico magiaro Lajos Czeizler (futuro allenatore del Milan e CT della nazionale azzurra ai Mondiali del 1954), ingaggiando giocatori importanti per la categoria: l’ex romanista Giovanni Degni, il portiere della Fiorentina Mario Sernagiotto, ed appunto Cocò Nicolosi. La squadra, malgrado una buona partenza ed il titolo di capocannoniere per Cocò con 14 reti in 14 partite, deluse le aspettative, arrivando appena quarta. L’unico sussulto di gioia per i tifosi fu il pareggio 2-2 in un’amichevole contro la blasonata Juventus in quel di piazza Verga, con gol di Bavazzano e Nicolosi.

L’anno successivo, ulteriormente rinforzata e con il nuovo allenatore magiaro Géza Kertész, la compagine etnea centrò l’obiettivo della promozione in B, con Nicolosi autore nuovamente di 14 reti in campionato ed Ercole Bodini capocannoniere addirittura con 21.

Nicolosì si ripeté anche in serie cadetta, segnando valanghe di gol e sfiorando persino la promozione in A, che sfumò nella controversa partita pareggiata in casa contro il Genova 1983. Due anni dopo, con la retrocessione in C dei rossazzurri, Nicolosi salutò tifosi e compagni: i suoi 10 gol non erano bastati a salvare la squadra ed il rigore sbagliato contro il Venezia nello spareggio-retrocessione pesava troppo nella sua coscienza.

In ogni caso, fu solo un arrivederci. Dopo un’annata da riserva nel Napoli ed una strepitosa nell’Atalanta di Kertész (persero il treno per la A al fotofinish), Nicolosi decise di tornare al Catania, appena risalito in B. La squadra, costruita male, concluse mestamente all’ultimo posto in classifica e Cocò andò di nuovo a Bergamo a fine stagione. Dopo aver girato diverse squadre minori, nel 1947 tornò definitivamente in C in rossazzurro, in vesti di allenatore-giocatore, vincendo il campionato senza però salire in B a causa della riforma dei campionati. Ci riuscì l’anno successivo (dopo il famoso “caso Avellino”), appendendo le scarpette al chiodo a fine stagione.

Dopo aver allenato varie squadre siciliane ed il Pisa, diventò secondo allenatore dei rossazzurri nel 1956-57 e l’anno successivo subentrò come primo allenatore. Allenò poi per tantissimi anni la Massiminiana con alterne fortune.

Appassionato di teatro, recitò lui stesso e fu amico di Angelo Musco (suo grande ammiratore) e di Turi Ferro. Morì il 3 maggio 1986, per un male incurabile che lo aveva colto due mesi prima. È, ancora oggi, il calciatore che vanta il record assoluto di reti con la maglia rossazzurra.

Cocò Nicolosi insieme al grande portiere rossazzurro, Mario Sernagiotto