Mesinge, 4 luglio 1921 – Gentofte, 23 novembre 1990
Nato in una cittadina danese (che oggi non esiste più, in quanto fusa con un’altra e denominata Kerteminde), Karl Aage Hansen fu un centrocampista di grandissimo talento. In Danimarca vinse 3 campionati con l’Akademisk Boldklub.
Fu bronzo olimpico nel 1948 in Inghilterra. Ad Highbury, il 5 agosto 1948, Danimarca-Italia finì 5-3, con poker dell’altro Hansen, John: quella partita segnò la carriera di entrambi che, adocchiati dagli osservatori nostrani, approdarono presto nel campionato italiano. Karl giunse in Italia nel 1949, giocando con l’Atalanta dove segnò ben 18 reti. Passò poi alla Juventus (nel cui attacco c’erano Boniperti, Muccinelli e l’altro Hansen, capocannoniere della A con 30 reti), disputando tre grandi stagioni e vincendo lo scudetto nel 1951-52.
In quel periodo era considerato uno dei più forti centrocampisti al mondo, per forza e possenza, tanto che Boniperti diceva di lui: «Karl avrebbe potuto giocare tre partite in un giorno». Pare che in un Genoa-Juve 1-4 Karl scagliò un gran tiro dalla distanza che si insaccò all’incrocio dei pali. La potenza del tiro fece in modo che il pallone bucasse la rete e l’arbitro Pieri, ingannato dalla scena, indicò incredibilmente il rinvio dal fondo.
Dopo un anno alla Sampdoria, nel 1954 giunse al Catania neo-promosso in Serie A, andando a rinforzare, insieme all’ala tedesca Karl-Heinz Spikofski, una squadra ben rodata. Titolare inamovibile per il mister Piero Andreoli, giocò 31 partite e segnò 2 gol (contro Pro Patria e Juventus).
Malgrado il Catania, a seguito del caso Scaramella (estate 1955), fosse stato retrocesso in B, restò comunque ai piedi dell’Etna altre due stagioni. La prima fotocopiando il rendimento precedente: 31 presenze con 2 reti. La seconda con 17 presenze e 2 reti, in quella storica stagione caratterizzata dall’harakiri finale a Modena che costò la promozione. In quest’ultimo anno si adattò anche a fare il centrale di difesa.
Morì in Danimarca nel 1990, andandosene quasi nell’anonimato.