Adelmo Prenna

Roma, 27 maggio 1930 – Catania, 15 dicembre 2008

Nel 1958, quando approdò in Sicilia, Adelmo Prenna era un ragazzone di poco più di 28 anni, con una discreta esperienza nel calcio che conta: aveva già giocato in Serie A una stagione con la Roma e due con la Spal. Giunse da Ferrara insieme ai compagni di squadra Guido Macor (centravanti friulano di buona potenza) e Gianni Fermi, scelti per risollevare le sorti della malconcia compagine etnea che navigava in cattive acque in B e che era stata ripresa in gestione da Arturo Michisanti.

Le doti di Memo erano la potenza devastante e la facilità di arrivare al tiro in porta, nonostante non giocasse da vero e proprio centravanti. Lui, “Romano de Roma”, chissà se quando scese a Catania avrebbe mai immaginato di restarvi per sempre… Già, perché “Memo” rimase ammaliato dalla città etnea, tanto da mettervi radici fino alla fine dei proprio giorni.

Dopo il primo anno in rossazzurro, in cui contribuì ad evitare la retrocessione in C, nel 1959-60 fu protagonista assoluto nella promozione del Catania in massima serie, segnando 11 reti, due in più dei compagni Biagini e Macor. L’anno dopo si ripeté con altre 11 reti nel massimo campionato, 4 delle quali segnate su calcio di rigore: dal dischetto era un cecchino infallibile, tirava una bordata forte a mezz’altezza, che addirittura sfondò la rete in una partita contro il Bologna.

La formazione del Catania scesa in campo a San Siro contro l’Inter nel 1961-62. Prenna è il secondo in piedi da sinistra.

Furono anni d’oro per la squadra rossazzurra guidata da Carmelo Di Bella, che riusciva a mettere in riga anche le grandi del calcio. Prenna era l’idolo dei tifosi e fu sempre sugli scudi: 7 ed 8 reti nelle due successive stagioni. Nel 1963-64 la stagione iniziò in modo sfavillante: 3 reti in 4 partite, ruolino che indusse i dirigenti etnei a cederlo per fare cassa: a novembre, infatti, passò al Napoli (squadra che proprio lui, tre stagioni prima, aveva spedito matematicamente in B).

Con la squadra partenopea, tuttavia, collezionò appena 8 presenze e 2 reti, primi segni di un lento declino. Decise così di tornare a Catania, andando a vestire la casacca giallorossa della Massiminiana che giocava in serie D. Di quella squadra (che lanciò Pietro Anastasi), Memo fu il giocatore con maggiore esperienza, guidandola alla promozione in Serie C con grande gioia e stupore degli sportivi catanesi. Dopo ancora un paio di stagioni a Lentini nelle categorie inferiori, appese le scarpette al chiodo.

Iniziata subito la carriera da allenatore, girò molti centri dell’isola. Allenò anche il Catania nella stagione 1973-74, subentrando a Luigi Valsecchi nel finale di torneo, con la squadra ormai allo sfacelo e che retrocesse mestamente in serie C dopo 25 anni. Fondò una scuola calcio, insegnando a molti ragazzini a giocare a calcio con la stessa passione di quando lui cannoneggiava in rete palloni su palloni. Morì nella notte tra il 14 ed il 15 dicembre 2008 e fu ricordato al Cibali con un toccante momento di raccoglimento nella successiva gara contro (guarda caso) la Roma.

Memo detenne il record assoluto di marcature in Serie A (29 reti), superato solo in epoca recente da Mascara e Bergessio. Tra le reti da ricordare: il gol col Milan nel 4-3 (1960-61), il vantaggio iniziale con la Roma nella stessa stagione, il gol della vittoria ad Udine (1961-62), il rigore potentissimo contro il Palermo (1962-63). È stato certamente uno dei più grandi e dei più amati della nostra storia.