Il rap come espressione musicale e di impegno capace di arrivare a tutte le periferie urbane, con il lancio del videoclip del brano inedito dello studente Muamed Ramadani, in arte MettyRap, davanti a una platea di rapper della scena catanese: L’Elfo, Settemeno, Ribella, Nanga Parbatt, la casa di produzione Black House Factory e il palermitano Picciotto in collegamento telefonico. La radio come mezzo per dare voce a chi non ne ha, a un intero quartiere, con l’annuncio della nascita di una “radio di comunità” che erediterà l’esperienza dei laboratori realizzati nelle scuole (Musco, Brancati, Eris) in questi due anni: sarà ospitata nei locali della parrocchia Resurrezione del Signore e comincerà a produrre un programma settimanale.
L’EREDITA’ DEL PROGETTO: UNA RADIO NEL QUARTIERE. Il Progetto Le Voci di Librino cala il sipario su due intensi anni di attività e presenta il suo “lascito” al popoloso quartiere della periferia sud di Catania. Ieri sera, nel cortile dell’Istituto Angelo Musco, il talk radio “Le Voci di Librino, radio, parole e idee dal quartiere” in diretta su RadioLab/Radio Zammù, ha ripercorso le tappe di questo progetto sostenuto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e realizzato da Catania Lab (editrice di Radio Lab e gestore di Radio Zammù) con Talità Kum, Mosaico Cooperativa e Impact Hub, con le partnership del Comune di Catania, Ufficio Servizio Sociale Minori di Catania e Fondazione Cirino La Rosa.
«Non è stata una festa di chiusura – ha spiegato Salvo Messina, presidente di Catania Lab – ma lo startup di un progetto più ampio. L’obiettivo finale di questo progetto era quello di creare una radio di comunità a Librino. Credo che ci siamo riusciti perché abbiamo creato competenze e quel sistema che ruota intorno a una radio che adesso il quartiere deve imparare a gestire da solo e per il quale immaginiamo che tutte le realtà impegnate sul territorio possano fare squadra». «Stiamo lavorando ai dettagli della trasmissione radio che realizzeremo dalla parrocchia Resurrezione del Signore – ha aggiunto Leandro Perrotta della Fondazione Cirino La Rosa – e siamo sicuri che le associazioni, le parrocchie, le comunità attive in questo vastissimo quartiere hanno tanto da esprimere. E la radio è lo strumento veloce, facile, divertente, per dare loro voce».
Un passaggio di consegne dunque, che, sotto la conduzione di Alberto Conti e Alessia Amenta, ha visto sfilare anche i protagonisti delle attività messe in campo oltre ai laboratori radiofonici nelle scuole: da Talità Kum che ha curato le attività sportive (corsi di calcio e fit boxe, tornei della legalità) alla cooperativa Mosaico che si è occupata dei tirocini ai giovani segnalati dall’Ussm e dai servizi sociali del Comune di Catania, a Impact Hub che ha condotto le business clinic per dare ai giovani del quartiere «un metodo» utile a focalizzare idee di impresa.
RAPPER A CONFRONTO. Il focus della serata, in ogni caso è stato il rap, al centro dell’intervista collettiva agli artisti presenti. «Un linguaggio universale, capace di parlare a tutta la città senza ghettizzazioni e senza distinzioni di quartieri», ha spiegato l’Elfo. Il rapper catanese ha aggiunto che «il rap è l’unica cosa che ho trovato e che mia ha sempre capito; ce l’avessi fatta a sfondare o meno, l’avrei fatto lo stesso». Ma, ha ammonito, «non bisogna mai avere fretta di bruciare le tappe, anche quando si ha la sensazione di essere compressi in una bolla, bisogna tenere duro, pensare alle cose positive». Insieme a lui sul palco altri artisti della scena catanese. Nanga Parbatt, che nasce e vive «in via della Concordia, ma a Librino sono sempre venuto e fare un video a Villa Fazio per me è stato importante». Settemeno, raccontando come è entrato nel mondo rap: «Quello che mi ha colpito è che raccontasse la realtà che vivevo e che vivevano i ragazzi che stavano con me. Non so se altri generi riescono a dare questo. Oggi è bello che il rap stia trovando la sua strada». La storia di Ribella, invece, unisce rap a impegno sociale attivo: «tutto è nato in “piazzetta”, in piazza santa Maria di Gesù, luogo di ritrovo dei giovani del quartiere. Lì ho cominciato a fare freestyle, e mi sono avvicinato al mondo del rap. Poi tutto si è sviluppato col CPO Colapesce, il centro occupato in un altro quartiere difficile come quello della pescheria, dove abbiamo fatto uno studio di registrazione accessibile a tutti coloro che non hanno la possibilità di pagare. Il rap è una grande megafono per esprimere concetti». Dalla stessa idea è nato anche il progetto Black House Factory: «In due anni siamo cresciuti e oggi vengono da noi in tanti per avere una possibilità di provare a fare musica». Da Palermo, in collegamento telefonico, Picciotto, rapper e “operatore sociale” nelle periferie con tanti progetti laboratoriali. «Sia Palermo che Catania – ha detto Picciotto – dal punto di vista del rap hanno una grande scena, magari non riesce ad avere la visibilità che merita sul panorama nazionale, ma abbiamo dentro un grande fuoco. Dai laboratori fatti nei quartieri di Palermo sono riuscito a portare con me a suonare in giro per l’Italia alcuni ragazzi, una cosa estremamente potente. La musica, come lo sport, sono armi salvifiche».
IL LANCIO DEL VIDEOCLIP RAP DELLO STUDENTE. Dopo il dibattito, la presentazione del videoclip del brano “Il per sempre non esiste” di MettyRap, il nome d’arte di Muamed Ramadani, studente del liceo musicale della Musco.
Il brano, «uno dei primissimi che ho scritto», è cantato insieme a Jessica Falco, nel video recita anche Valentina Guccio. A realizzare la clip i due giovani videomaker Joshua Pellitteri e Tiziano Lotta, studenti di arti tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti sotto la supervisione della regista Maria Arena. «Questo videoclip – ha chiosato Salvo Messina – è la metafora di un sogno che vogliamo far continuare».